Goccia Fondi: I rifiuti della città, come trattarli e vivere meglio
Nell’incontro di giovedì 19 dicembre 2013 presso la sala parrocchiale di San Giacomo Ap. in Gaeta, facente parte dell’itinerario di approfondimento e di dibattito su “i servizi della città che vorrei” avviato dal Laboratorio Socio-Politico di S. Giacomo Ap. per la promozione della centralità della persona, del bene comune, della sostenibilità e della legalità,
Goccia Fondi ha presentato il tema
“I rifiuti della città: come trattarli e vivere meglio".
Il pianeta è la casa che ci è donata, perché l’abitiamo responsabilmente, custodendone la vivibilità anche per le prossime generazioni. Oggi, purtroppo, la Terra è minacciata da un degrado ambientale di vasta portata, in cui l’eccessivo sfruttamento delle risorse si intreccia con varie forme di inquinamento.
Tale situazione dipende da numerosi fattori collegati a comportamenti e stili di vita ormai tipici dei Paesi più industrializzati e che gradualmente si stanno diffondendo anche in altre aree. Si tratta della cosiddetta “società dei consumi”, in cui il sistema economico mira a suscitare e incentivare il desiderio di beni diversi e sempre nuovi, producendo un impatto ambientale insopportabile per il pianeta e per l’umanità che lo abita.
Occorre, allora, una sobrietà di comportamenti, capace di conciliare una buona qualità della vita con la riduzione del consumo di ambiente, assicurando così un’esistenza dignitosa anche ai più poveri e alle generazioni future.
La sobrietà è uno stile di vita, personale e collettivo, più parsimonioso, più pulito, più lento, più adatto ai cicli naturali e più rispettoso delle risorse che la Terra mette a nostra disposizione. E’ uno stile di vita che sa distinguere tra i bisogni reali e quelli imposti; è la capacità di dare alle esigenze del corpo il giusto peso senza dimenticare quelle spirituali, affettive, intellettuali, sociali. E’ un modo di organizzare la società affinché sia garantita a tutti la possibilità di soddisfare i bisogni fondamentali con il minor dispendio di risorse e produzione di rifiuti.
Una sobrietà intelligente potrà anche contribuire a rendere meno gravoso il problema della gestione dei rifiuti, prodotti in quantità crescenti dalle società industrializzate. In Italia se ne producono ogni anno circa 120 milioni di tonnellate, di cui 90 industriali e 30 urbani. Ogni individuo produce mezza tonnellata di rifiuti domestici e nove tonnellate di gas serra.
I rifiuti non adeguatamente gestiti divengono veleno per la Terra e per chi la abita e mettono a rischio le stesse regole di un’ordinata convivenza sociale, la sostenibilità del futuro e il poter godere della bellezza dei doni della Terra.
La strategia da adottare per la corretta gestione dei rifiuti è di ridurli alla fonte, e contemporaneamente, di riutilizzare le cose che solo apparentemente non hanno più valore, attraverso la raccolta differenziata porta a porta seguita dal trattamento meccanico biologico a freddo.
La raccolta differenziata porta a porta ha l’obiettivo di separare in flussi omogenei il maggior quantitativo possibile dei materiali contenuti nei rifiuti per poi riciclarli per altri usi. I rifiuti si separano in casa permettendo ad ogni tipologia di materiale “umido” (scarti alimentari, sfalci, potature) o “secco” (carta, legno, tessuti, vetro, plastica, alluminio, banda stagnata) di prendere la strada migliore per il suo reimpiego nell’economia. Il “porta a porta” permette di sottrarre dallo smaltimento finale fino ad oltre il 70-85% in peso dei rifiuti. Altre tipologie di rifiuto, come gli ingombranti e gli elettrodomestici, possono poi essere conferite presso le isole ecologiche comunali. Esperienze in tutta Italia di raccolta differenziata porta a porta già dimostrano che questo sistema contribuisce a:
- ridurre la produzione di rifiuti e il conferimento in discarica,
- creare nuovi posti di lavoro
- non accrescere la tariffa per la raccolta dei rifiuti perché l’aumento dei costi per la raccolta porta a porta è ampiamente ripagato dalla riduzione dei costi per lo smaltimento e dai proventi della vendita del materiale riciclabile,
- liberare spazi pubblici, vie e piazze dal degrado dei cassonetti, spesso sommersi da rifiuti abbandonati.
Il restante residuo del 15 - 30%, subirebbe, in seguito, il trattamento meccanico biologico a freddo che stabilizza e riduce ulteriormente la quantità e la pericolosità dei rifiuti da portare allo smaltimento finale. Scopo del trattamento meccanico biologico a freddo è di separare dal rifiuto residuale, le sostanze pericolose ed i materiali riciclabili ancora presenti, fino a ridurre, stabilizzare e rendere inerte il residuo organico da smaltire in discariche controllate.
L’impianto di trattamento meccanico biologico a freddo, che non prevede alcuna forma di combustione dei rifiuti, consiste essenzialmente di due fasi:
- la prima, meccanica, in cui i rifiuti indifferenziati sono sottoposti ad un’azione di vagliatura, classificazione, separazione e compattazione. Questa prima fase, attraverso setacci, magneti, correnti di aria, ecc. serve ad estrarre la parte secca che ancora si trova nel rifiuto residuo, depurando la frazione organica da sostanze estranee alla sua natura prima di avviarla alla fase successiva;
- la seconda fase consta di un trattamento aerobico (compostaggio), in cui avviene la decomposizione della componente organica mediante l’azione di microrganismi presenti nell’aria con formazione di anidride carbonica e compost, e di un trattamento anaerobico (fermentazione – senza ossigeno), nel quale i microbi, in assenza di ossigeno, convertono materia organica complessa in prodotti finali stabili, semplici. In questo processo si producono metano e anidride carbonica. Il biogas ottenuto è trasformato in elettricità e calore. La frazione organica rimanente è impiegata in usi non agricoli (diversi dal compostaggio di qualità), quale materiale tecnico per coperture giornaliere di discarica (o di quelle in esaurimento) e/o come materiale per recupero paesaggistico di aree degradate e di ripristino ambientale (es. recupero di ex cave).
Attraverso questo processo solo un residuo del 7 – 15 % sarebbe destinato alla discarica.
Il procedimento descritto è alternativo all’incenerimento dei rifiuti mediante i termovalorizzatori. In realtà, i termovalorizzatori non distruggono i rifiuti ma li trasformano in ceneri, scorie ed emissioni tossiche. Le ceneri e scorie (circa il 30% del materiale in ingresso all’impianto) ed i filtri di abbattimento polveri vanno smaltiti in discarica come rifiuti speciali, visto l’elevato grado di tossicità. Le emissioni tossiche sono costituite da macro e microinquinanti. I primi contribuiscono all'impatto globale sull'ambiente attraverso i ben noti effetti delle piogge acide, dell'effetto serra, del buco sull’ozono, ecc. I secondi sono rappresentati dai metalli pesanti, PCDD/F (policlorodibenzo diossine e furani), IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici), PCB (Poli Cloro Bifenili) ed altre sostanze che generano particolari effetti sull'ambiente e sulla salute della popolazione. Queste emissioni, sia sotto forma solida che gassosa, sottopongono l’ambiente e la popolazione ad una ulteriore esposizione a sostanze inquinanti, il cui reale impatto potrà essere documentato solo fra decine di anni. Esse determinano un notevole impatto sul sistema respiratorio, poichè hanno la capacità di raggiungere le regioni più profonde dei polmoni. Oltre ai disturbi respiratori di piccola entità come bronchiti e tosse, esse determinano una maggiore probabilità di tumori ai polmoni.
Ed è per questo che la proposta della raccolta differenziata “porta a porta” seguita dal trattamento meccanico biologico a freddo è ritenuta la soluzione che più di tutte rispetta l’ambiente e l’uomo: il rifiuto si trasforma in risorsa, si crea più occupazione, si risparmia sul consumo di materie prime e di energia necessaria per estrarle, trasportarle e trasformarle e si evitano ogni rischio di contaminazione, promuovendo così uno sviluppo davvero sostenibile a tutela delle generazioni future.
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